Sogni, visioni, fantasia e obiettivi possono essere semplici nomi comuni, ma in questo caso sono l’essenza effervescente che da sempre guida e unisce una generazione di artigiani.

Parliamo di Ada, sarta e magliaia novantenne ancora in attività e titolare di una merceria a Padova, e di Franco, suo figlio, che ha ereditato e fatto proprio l’antico mestiere di sarto, diventando un’eccellenza padovana e un punto di riferimento da oltre trent’anni, per chi desidera un abito sartoriale su misura.

Tutto parte da Ada che giovanissima nel 1955 apre una delle prime mercerie dell’epoca, facendo del suo sogno utopico una vera e concreta realtà.
Durante il giorno Ada gestisce il suo negozio mentre di sera fino a tarda notte lavora come sarta nel laboratorio di casa per accontentare le sue clienti che le chiedono un capo su misura o una sistemazione.
In quello che fa, Ada è la più apprezzata e innovativa e il lavoro di sartoria continua ad aumentare.

Franco, molto piccolo, è a stretto contatto con quella realtà fatta di mani che stringono ago e filo, di forbici che tagliano veloci, di tessuti e stoffe e di macchinari rumorosi.
Ancora oggi ricorda la magia di quella stanza dove non si parlava da cui nascevano meraviglie che venivano indossate.

L’osservazione e la vicinanza a quell’ambiente speciale, portano Franco ad appassionarsi fin da subito alla sartoria su misura, comprendendo la straordinarietà per quel mestiere da cui nascono capi pregiati unicamente con le proprie mani e con il proprio ingegno.
Il lavoro di sperimentazione e sfide stimolanti conducono Franco a costruire la sua attività imprenditoriale nel 1985, continuando una storia familiare di passione, tenacia e unicità dove ogni singolo capo è tagliato e cucito a mano con lo stesso ardore ed emozione che Ada trasmetteva all’epoca.

Credo che le storie si raccontino perché possano ispirarne e plasmarne altre.

Mi piace pensare di essere sempre stata parte di questa storia artigianale a lungo termine che ha ispirato il mio lavoro, e mi ha dato la forza per iniziarlo.

Lo definisco “imprinting artigianale” ciò che fin da piccola mi ha circondata, ciò che ho visto, che ho toccato e che inconsapevolmente ho appreso da Ada e da Franco, per me non solo nonna e padre ma mentori ed esempi di dedizione e di amore per un’antica arte che non si spegne ma si fortifica nel tempo.

Così ha preso forma il mio desiderio di ricreare quel mondo straordinario da cui nascevano meraviglie, in cui oggi è presente quell’essenza unica del “saper fare” che ha guidato i miei maestri nel loro mestiere e che oggi mi porta a percorrere con grande eccitazione lo stesso sentiero e a reinterpretarlo.

Ho sempre ammirato con orgoglio il modo con cui la mia famiglia è riuscita a portare avanti e ad insegnare un antico lavoro che ormai posso definire “unico” per quanto sia difficile riuscire a conservarlo e a tramandarlo.

Considero quindi l’ abito come un oggetto che, come l’arte acquista valore nel tempo, che va conservato e che racchiude nella sua forma storie di personalità forti e appassionate, di esperienze, di dedizione, di ardore e di grande talento di incredibili e forti generazioni.

Un grazie a chi riesce ad ispirarci.

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